Carne e vino bianco: un abbinamento impossibile?

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Carne e vino bianco: un abbinamento impossibile?
C’è chi solo a sentire l’accostamento fra vino bianco e carne pensa subito a uno scherzo o a una momentanea follia dell’interlocutore. Da che mondo è mondo, e da che vino è vino, quest’ultimo va bevuto rosso se davanti abbiamo un bel piatto di carne fumante. Chiunque bazzichi il mondo dell’enologia, però, avrà imparato a non essere troppo intransigente e, soprattutto, a vivere la sua passione attraverso l’esperienza. Chi ama il vino, per dirla in due parole, sa che per definire l’abbinamento “carne-vino” c’è bisogno di considerare un certo numero di variabili. La più importante delle quali è: che carne sto mangiando? Molti tendono a trascurare il fatto che una fetta di arista di maiale ha sentori organolettici ben diversi da una bistecca fiorentina o da un macinato cotto per lungo tempo nel sugo di pomodoro. Ed è per questo che l’accostamento della carne col vino bianco non solo è possibile: in certi casi assume i contorni dell’indispensabile. Torniamo proprio alla nostra arista di maiale, magari cotta al forno a bassa temperatura, con condimento a base di carote, cipolla e sedano. La carne, se cotta come si deve, sarà morbida, con lieve tendenza dolce e accompagnata da una discreta dose di aromaticità dovuta ai condimenti. La sensazione “grassa” che accompagnerà il nostro palato dovrà essere ripulita da un vino morbido, di buona struttura e di forte tendenza acida. Ecco venirci incontro i vini bianchi, magari uno Chardonnay delle Langhe o un Vermentino toscano, che grazie alla loro gradazione alcolica e al grosso apporto di freschezza, renderanno il palato come nuovo. Preferite qualcosa di più forte e speziato? Nessun problema: ecco un bel piatto di pollo al curry. Qui, oltre alla consistenza della carne, è il condimento a farla da padrona. Il curry avrà bisogno di un vino di bella persistenza, profumato, capace di sostenere con il sorso i variegati e pungenti sentori olfattivi del piatto. Anche qui un bianco potrà fare al caso nostro: un Soave Classico del Veneto, o magari un Farnito Chardonnay Igt della Toscana, sosterranno perfettamente la consistente varietà di profumi della vostra ricetta. Andiamo avanti: siete negli Stati Uniti, magari durante il Giorno del Ringraziamento, mentre sulla tavola sta per essere adagiato il tipico tacchino ripieno. Anche qui un bianco potrà bilanciare la delicatezza della carne, tenendo però d’occhio la forte succulenza del ripieno, che nella maggior parte dei casi richiamerebbe un vino rosso. Noi però vogliamo sperimentare, e vi suggeriamo dei bianchi strutturati come lo Chardonnay pugliese o un Collio friulano: vini di bella alcolicità, predisposti all’invecchiamento, densi di profumi e sentori gusto-olfattivi che non vi faranno rimpiangere i “cugini” di colore rosso. E infine, eccoci davanti a un bel barbecue. Qui alziamo le mani: non c’è niente di meglio di un bel vino rosso, corposo e strutturato, per bilanciare la ricca succulenza delle bistecche e delle carni rosse in genere.

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