Italia, Francia e Spagna: il triangolo del vino

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Italia, Francia e Spagna: il triangolo del vino
Italia, Francia e Spagna. Tempo fa poteva essere un bel triangolare calcistico, prima che gli azzurri mancassero la qualificazione ai mondiali. Meglio, quindi, spostare il discorso dall’ambito sportivo a quello vinicolo, dove il Paese dello stivale continua a difendersi molto più che bene. Parliamo di tre Paesi che sono i maggiori produttori di vino in Europa, differenziandosi anche per qualità e innovazione nelle tecniche agronomiche. Vediamoli più da vicino, uno per uno. Francia: non solo Champagne Chi dice Francia dice Champagne, e questo è fuor di dubbio. Le bollicine, prodotte esclusivamente con metodo Champenoise nel Nord del Paese, identificano un’intera nazione agli occhi del mondo. Tre vitigni principali – Pinot Noir, Pinot Meunier e Chardonnay – danno vita a un vino sapido e persistente, che accarezza il palato con le sue note di mela golden, crosta di pane, brioche, fiori gialli. Come accennavamo, però, la Francia non è solo Champagne. Basti pensare alla Borgogna, nella Francia centro-orientale, dove si producono mirabili vini rossi a base Pinot Noir o bianchi derivati da Chardonnay; o, ancora, alla zona di Bourdeaux, nella Gironda, dove a farla da padrone sono Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Merlot per i rossi, Sauvignon, Sémillon e Muscadelle per i bianchi. Spagna: il Paese dei grandi numeri La penisola Iberica, e in particolare la Spagna, possiede la maggior superficie vitata al mondo anche se, come produttore di vino, si pone al terzo posto dopo Italia e Francia. L’uva a bacca rossa più rappresentativa del Paese è sicuramente il Tempranillo, con la quale si produce il famoso vino Rioja. Nell’alveo dei bianchi troviamo, invece, l’Albarino, molto diffuso nella zona del Rias Baixas. Per secoli la Spagna, fin dalla scoperta dell’America, ha prodotto grandi quantità di uve utilizzate per vini di modesta qualità, quelli che oggi definiremmo vini da tavola. Non a caso parliamo del Paese della Sangria, dove il vino viene accostato alla frutta estiva per conferirgli più freschezza e piacevolezza, caratteristiche che di per sé mancavano. Sarebbe però un errore, oggi, fermarsi a questa superficie. Negli ultimi anni i viticoltori spagnoli hanno affinato tecniche e qualità, soprattutto nelle zone della Rioja, del Priorato, del Penedès e di Jerez, realizzando prodotti molto interessanti dal punto di vista aromatico e organolettico. Italia: la grande tradizione del vino C’è una differenza sostanziale tra l’Italia da un lato, la Francia e la Spagna dall’altro. Mentre in queste ultime due nazioni si produce vino in zone ben determinate – come Bourdeaux in Francia o Jerez in Spagna – in Italia non esiste regione che non abbia la sua produzione vitivinicola. Tutte e 20 le regioni italiane coltivano uve e producono vino, con risultati che si attestano spesso sull’eccellenza. È vero per le regioni del Sud come la Campania o la Sicilia, per quelle del centro come la Toscana e l’Umbria, per quelle del Nord con il Veneto o il Piemonte. Fare una panoramica rapida è praticamente impossibile. Ci limiteremo a ricordare le zone storiche di produzione, partendo proprio dalla Toscana, che raccoglie una sterminata serie di etichette Docg e Doc, dal Brunello di Montalcino al Nobile di Montepulciano (provincia di Siena) fino al Chianti Classico e all’areale di Bolgheri: vino perlopiù rossi, di grande corpo e struttura, conosciuti ed esportati in tutto il mondo. Altra regione che merita quanto meno una menzione è il Piemonte: è qui che nasce il Nebbiolo, uva base per il sontuoso Barolo e per il Barbaresco, vini di imponente struttura che ricordano al mondo quanto sia profonda e radicata la cultura vinicola negli italiani.

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