Il vino, come sappiamo, è la grande somma di tanti elementi: culturali, naturali, meteorologici, enologici, ecc. Vi è però un elemento che non tutti tengono in considerazione per fare un grande vino, ed è secondo me l'amore per l'ambiente e il comportamento che si ha nel produrlo.
Attualmente siamo completamente focalizzati sull'emergenza sanitaria e rischiamo di dimenticarci dell'emergenza ambientale in cui viviamo, che dipende altresì dalla condotta che noi stessi adottiamo. Per chiarirci, un processo può dirsi sostenibile quando è in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri. Il principio si traduce, vivendo la propria vita e il proprio lavoro, nel voler lasciare ai propri figli un mondo migliore dal punto di vista ambientale, sociale, economico e di disponibilità in termini di risorse naturali e non solo.
Possono essere adottati comportamenti sostenibili sia da parte del consumatore di vino nell’orientare i propri acquisti, sia da parte del produttore di vino che gioca un ruolo ancora più importante prendendo in considerazione oltre che le pratiche in vigna anche l'energia utilizzata, l'aspetto sociale, la logistica e i rifiuti prodotti.
Alcune cantine tengono molto al concetto di sostenibilità tanto da conseguire certificazioni mentre altre trascurano totalmente questo aspetto.
Ma come interpreta la sostenibilità una grande azienda come Carpineto?
Su un territorio di grande estensione che conta oltre 500 ettari - di cui circa 200 ettari a bosco e oltre 300 tra vigneto, uliveti e seminativi - vengono coltivati più di 500 km di filari con una vastissima superficie fogliare, Carpineto adotta l’agricoltura sostenibile di precisione con tecnologia di ultima generazione. Questa tecnica prevede una mappatura accurata e l’utilizzo di sensori che riducono al minimo gli interventi dell’uomo, permettendo di intervenire senza sprechi solo laddove sia necessario. Carpineto, inoltre, utilizza energia rinnovabile autoprodotta dai pannelli solari fotovoltaici da oltre 150 kW, risultando prodigiosamente positiva all’impronta di carbonio assorbendo il 26% in più della CO2 immessa in atmosfera da qualsiasi processo produttivo ad essa riconducibile.
L’eccellenza è conseguita tramite la somma progressiva di tante piccole differenze, ottenute su ogni step dell’intero processo produttivo:
· Nessun uso di additivi e coadiuvanti enologici di origine animale;
· Minimo utilizzo di bisolfito, in quantità di molto inferiori ai limiti di legge;
· Trattamenti fitosanitari ecocompatibili;
· Test e analisi dei vini effettuati prima, durante e dopo l’imbottigliamento, con standard analitici più restrittivi dei limiti previsti dai disciplinari di produzione e dai protocolli dei vini “biologici”;
· Stabilizzazione spontanea dei Cru e dei vini Riserva e con l’ausilio del freddo per i vini giovani e correnti;
· Certificazione IFS e ISO 9001.
In ultimo, ma non meno importante, Carpineto ha promosso la riduzione della quantità di materia utilizzata nella realizzazione delle bottiglie di vino, andando a ridurne il peso, essendo questo un fattore che nelle spedizioni consuma una grande quantità di energia. Per fare alcuni esempi, la bottiglia di Riserva è passata da 600 a 500 grammi, i vini Dogajolo e Chianti sono passati da 420 grammi a 360 grammi, ponendo quindi miglioramenti del 18, 20 e 22 per cento che arricchiscono l'equilibrio in materia di emissioni di CO2.
Queste accortezze incidono positivamente sui vini di Carpineto dove il filo conduttore del prodotto finale è caratterizzato da profumi e sapori puliti e ben definiti, avvolgenza morbida e vellutata, assenza di percezioni aggressive e lunghissimo profilo evolutivo.
I tratti distintivi frutto del rispetto dei principi di sostenibilità li ritroviamo, ad esempio, nel Farnito Camponibbio. Il nome di questo vino deriva dal grande vigneto situato nella parte sud della tenuta del Vino Nobile in provincia di Siena, è suddiviso in nove appezzamenti nei quali si coltivano diversi vitigni in differenti cloni. Da ogni vendemmia vengono scelte le uve delle varietà che hanno risposto meglio all’andamento stagionale.
L’uvaggio di questo vino, composto essenzialmente da Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Merlot, varia anno per anno, nelle percentuali e nelle varietà. Dopo la fermentazione separata di ciascuna varietà, il vino matura in barili di rovere di diverse capacità per circa 12 mesi, proseguendo poi in lungo periodo di affinamento in bottiglia.
Nell’annata 2015 il Farnito Camponibbio si conferma un vino eccellente, luminoso rosso rubino dai riflessi granati, naso complesso di frutta scura, come prugna e mirtillo, note balsamiche su uno sfondo speziato di grande spessore, con sentori di liquirizia e chiodi di garofano; non è un caso che sia stato recentemente premiato dalla prestigiosa Wine Spectator con un rating di 94 punti. Il tratto gustativo, morbido ed elegante, riconduce a quanto percepito al naso con in più la vaniglia nel retrogusto, che chiude elegantemente il quadro con una lunga persistenza.