Dal “pianto” al germogliamento: in primavera la vite torna a vivere

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Dal “pianto” al germogliamento: in primavera la vite torna a vivere

Una distesa di tralci che sembra immobile. I rami potati, il terreno rivangato, una calma piatta ma apparente. Gennaio e febbraio sono i mesi del rigore invernale, quando anche la vite si riposa dalle fatiche dell’anno appena trascorso. Il periodo in cui il viticoltore procede con la potatura, per far sì che le foglie e i frutti ricrescano, rigogliosi, anche in vista della prossima vendemmia.

Dopo febbraio ecco sopraggiungere marzo, e con esso i primi timidi accenni di primavera. Dal tralcio amputato si fa largo una gocciolina densa e trasparente: è la linfa che torna a scorrere nelle “vene” della vite. Abbiamo appena assistito all’affascinante fenomeno del “pianto” della vite. Una gocciolina che sgorga dai vasi legnosi della pianta e che segna la ripresa dell’attività vegetativa, cui seguirà quella riproduttiva. La primavera, col mese di marzo, sta pian piano riportando la vita anche in quella che sembrava una distesa immobile.

Individuare la data precisa non è facile, dato che ogni vite ha il suo “pianto”, a seconda dei terreni, del vitigno, delle condizioni climatiche del terroir di riferimento. In generale, e in modo del tutto orientativo, si può affermare che il “pianto” avviene nei giorni che seguono la metà di marzo, dal 17 al 20 del mese, pochissimo prima che l’equinozio di primavera faccia il suo ingresso nel calendario.

Una volta giunto il “pianto” bisognerà poi aspettare circa un mese per osservare i primi accenni di germogliamento, quando la temperatura climatica sarà intorno ai 10 gradi centigradi e non scenderà mai, comunque, sotto lo zero. Pena la perdita, per ghiacciamento, dei preziosi germogli che sono il primo accenno di vita del nostro frutto preferito.

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