Dal tabacco alla muffa: i termini strani del vino

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Dal tabacco alla muffa: i termini strani del vino
Esistono una serie di aggettivi che mai pensereste di associare a una bottiglia di vino. Se “fruttato” e “floreale” sono ormai quasi abusati, prestando anche il fianco a chi magari pensa di cavarsela così nell’intera descrizione di un vino, il vocabolario dell’eno-appassionato deve per forza di cose essere più ricco e dettagliato. In questo glossario del bravo wine lover ci sono termini, come dicevamo, che a prima vista potrebbero sembrare strani, o quanto meno inconsueti nel campo dell’enologia. Vediamone qualcuno. Idrocarburo: no, non stiamo parlando della stazione di servizio sull’autostrada. I vini bianchi, soprattutto quelli più affinati, possono presentare piacevoli e pungenti sensazioni olfattive che ne esaltano la mineralità e la sapidità. In gergo tecnico non è scorretto dire che quel vino presenta sentori di idrocarburo. Se la cosa vi fa storcere – letteralmente – il naso dopo averla letta, vi consigliamo quanto meno di provare: sarete sorpresi da quanto gradevole e intensa possa essere questa sensazione. Erbaceo: se l’accostamento tra fiori, frutti e vino è quasi automatico, molto meno lo è quello con l’erba. Quella di campo, che immaginerete fresca, di buon mattino, quando il clima estivo è ancora clemente. Ebbene, il termine “erbaceo” viene utilizzato spesso in enologia per indicare quei vitigni dagli spiccati sentori vegetali, come il Cabernet Sauvignon o il Merlot. Vinoso: qui, più che a una parola strana, ci troviamo in presenza di un’apparente ripetizione. Se il vino non è “vinoso”, come deve essere? Eppure, anche in questo caso, ci troviamo di fronte a una parola che ha avuto grande fortuna fra sommelier e addetti ai lavori per indicare qui vini ancora giovani, dallo spiccato profumo di cantina e di mosto fresco. Un “vino vinoso” è, quindi, un nettare giovane e rampante, che aggredisce gradevolmente le nostre papille con la sua esuberanza. Tabacco: qui potremmo fare lo stesso discorso che abbiamo affrontato per l’erbaceo. Anche in questo caso l’associazione vino-tabacco non è immediata, considerando che le sigarette sono fra le peggiori nemici dei nostri sensi (compresi, ovviamente, olfatto e gusto). Il sentore di tabacco è presente in quei vini affinati in legno, in barrique o botte grande. Parliamo del tabacco fresco, non trattato e non associato ad altre “amenità” come il catrame (ben presente nelle sigarette), quello che potremmo mettere nella pipa per una boccata. Muffa nobile: l’idea stessa che una muffa possa essere “nobile” potrebbe indurre qualcuno a non prenderci sul serio. Eppure i progressi dell’enologia, soprattutto negli ultimi decenni, hanno condotto a veri e propri miracoli: anche a quello di poter “controllare” la presenza della muffa su un grappolo d’uva. Quello che in gergo tecnico si definisce Botrytis Cinerea è un fungo parassita dell’uva, che se non controllato può portare alla morte di un intero vigneto. In caso contrario, anche in alternanza di climi più caldi e secchi con giornate piovose che innalzano il grado di umidità, la Botrytis diventa un perfetto alleato per i vini liquorosi e dolci, prodotti da uve appassite. Bisogna controllarne e limitarne la diffusione, soprattutto verso quei grappoli più resistenti al parassita. Facile a dirsi, meno a farsi.

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