Dopo il “pianto” di marzo, che determina l’inizio di questo nuovo percorso con lo scorrere della linfa fra i tralci, inizia la fase di fioritura, quando il polline si posa fra una vigna e l’altra, pronto a dar vita a quelle che saranno le uve per la vendemmia.
Siamo in piena primavera, quando il sole comincia a far sentire la sua presenza e le gelate hanno smesso di raffreddare le notti. Nessun fior d’uva sarebbe mai capace, infatti, di sopravvivere a una temperatura inferiore allo zero. Con il mese di maggio alle porte, il fiore può quindi dischiudersi e dar vita alla fase di allegagione.
Ecco il punto in cui i frutti cominciano a lentamente a svilupparsi, assieme alle verdi foglie che costelleranno il paesaggio vitivinicolo, così come siamo abituati a vederlo e immaginarlo. L’allegagione è quindi coincidente con l’impollinazione e la fecondazione dei fiori, con conseguente ingrossamento dell’ovario e formazione dei semi che poi porteranno alla crescita del frutto vero e proprio. Nel nostro caso: l’uva.
Fase viticola che cambia da territorio a territorio e da clima a clima: un’uva pugliese da cui si ricava il Primitivo Salentino, a titolo di esempio, crescerà qualche settimana prima di un Sangiovese, storica uva toscana che dà vita a grandi denominazioni come il Chianti Classico o il Nobile di Montepulciano.
Siamo, ovviamente, ancora in una fase del tutto embrionale. Per vedere il grappolo bello e rigoglioso, così come lo immaginiamo, bisognerà attendere i mesi caldi dell’estate, da luglio ad agosto, quando il processo di maturazione sarà completo e le uve avranno raggiunto il loro colore naturale.