Cosa ci racconta il colore di un vino

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Cosa ci racconta il colore di un vino
Un vino ci parla attraverso quasi tutti i sensi. Olfatto e gusto è quasi banale ricordarlo; meno scontato è parlare della vista. Sì, perché un vino ci dice tante cose a partire proprio dal suo colore. Sottintesa la distinzione fra colore rosso, bianco e rosato – che anche chi non si diletta di vino conosce – possiamo andare ancora più nello specifico. Valutare il colore di un vino significa individuarne l’età, la consistenza, la struttura, persino la possibilità che sia affetto o meno da difetti che lo renderanno imbevibile. Partiamo dai vini rossi. In termini generali, si può dire che i vini rossi, con l’avanzare dell’età, tendono a passare dal rosso rubino intenso al rosso granato, fino a raggiungere un colore aranciato – quasi color ruggine – quando sono ormai ossidati (e in questo caso vi consigliamo di terminare già qui la degustazione, senza nemmeno passare alla fase olfattiva!). Il colore rosso del vino è infatti dovuto alle bucce dell’uva, ricche di molecole naturali chiamate polifenoli, che oltre ad avere una funzione antiossidante e cardioprotettiva per il corpo umano, contengono a loro volta sostanze coloranti (sempre naturali) come gli antociani che donano al vino il caratteristico colore rosso rubino. Questo colore, con l’affinamento e l’invecchiamento, tenderà a diventare sempre più tenue, fino a sfociare nel granato (senza alcuna perdita di qualità organolettiche, ovviamente!). Certo: stiamo parlando, per l’appunto, in termini generali. Può capitare che un vino rosso vecchio di dieci anni conservi ancora un colore rosso rubino, o che un vino giovane presenti già delle venature più scariche sulla superficie. In questo caso dipenderà dal vitigno: ci sono uve che, di per sé, donano vini già piuttosto “scarichi” di colore, come il Pinot Nero o il Nebbiolo, e altre che invece presentano un rosso rubino intenso nella fase più giovane, come il Sangiovese o l’Aglianico. Passiamo ora ai bianchi: possiamo dire che, in questo caso, il processo è inverso a quello dei rossi. Mentre questi ultimi tendono a “scolorare” col tempo, i bianchi assumeranno invece un colore giallo intenso, persino dorato, col passare degli anni. Un vino bianco giovanissimo si presenterà, nella maggior parte dei casi, giallo paglierino con riflessi verdognoli, a sottolineare quasi il grado “acerbo” delle uve. Col tempo, il paglierino diventerà dorato, assumendo connotazioni cromatiche brillanti sulla superficie. L’ultimo grado è quello del colore aranciato, così come si presentano i passiti, i vini liquorosi e in generale tutti quei vini che hanno vissuto un lungo affinamento in fase di preparazione e vinificazione. Un cenno lo meritano anche i vini rosati. In questo caso parliamo di rosa chiaretto o di rosa cerasuolo, a seconda del grado di intensità del colore. Il chiaretto è quello che presenta sfumature più corpose e intense, avvicinandosi quasi ai rossi di media struttura (come i Pinot che abbiamo ricordato prima). Nei rosati, a differenza che nei bianchi e nei rossi, il colore non è però un parametro per valutare l’età! L’aspetto di questi vini sarà connesso unicamente al grado di permanenza del mosto con le bucce, che come abbiamo detto donano il colore al vino. Più sarà lunga questa unione, più il rosato assumerà toni corposi e intensi.

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